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L'Inchiesta 6/2004 | pagina 16

«Per nascondere quell'errore lo Stato spende un milione»
Il medico Werner Nussbaumer critica i servizi sociali ticinesi per come hanno trattato il caso di Tamara Rossi, la bambina strappata per sbaglio ai suoi genitori

Tamara Rossi ha 13 anni e abita in un foyer, lontano dalla sua famiglia. Nove anni fa le autorità ticinesi l'hanno portata via ai suoi genitori per affidarla ai Bianchi. Questi accusavano i Rossi di picchiare la figlia e di educarla male. Una storia di soldi, di affetti, di orgoglio e di errori sulla pelle di una bambina che oggi frequenta la terza media. Una storia che il medico di Gravesano Werner Nussbaumer conosce bene. L'Inchiesta l'ha intervistato.
(Per proteggere la privacy della bambina, i nomi sono cambiati).

Lei è stato il curatore di Tamara Rossi. Che significa?

Il ruolo del curatore è difendere gli interessi del minorenne nei confronti di terzi.

Io da anni sono il medico della famiglia Rossi. Conosco bene i genitori Andrea e Cristina. Tamara l'ultima volta che l'ho vista aveva sei anni. Mi ricordo che era una bella bambina, vivace e intelligente. Nel 1996 l'autorità tutoria del comune di residenza dei genitori li ha privati della custodia parentale sulla figlia, ha collocato Tamara presso la famiglia Bianchi, e mi ha nominato curatore della bambina.

Perché l'autorità tutoria ha privato i genitori della custodia?

Per un errore. Pensava che il padre picchiava la figlia. Ma non c'era alcun elemento per affermare una cosa simile. Si sono basati unicamente sulla testimonianza dei Bianchi, i quali avevano un interesse a portar via Tamara ai Rossi. Quando si sono accorti dell'errore hanno cercato di insabbiarlo per non fare brutta figura. Quando si portano via i figli per sbaglio non è facile ammetterlo. Quindi hanno perseverato

Come mai i Bianchi volevano portare via Tamara ai Rossi?

Perché si erano affezionati alla bambina, e probabilmente anche alla retta d'affido.

Tamara in precedenza era stata in affido volontario presso i Bianchi dal lunedì al venerdì. Durante il fine settimana tornava dai Rossi, cioè dai suoi genitori. La bambina era affezionata sia ai Bianchi che ai Rossi e le due famiglie andavano d'accordo.

Per questo servizio i Bianchi ricevevano dallo Stato un certo importo, circa 10 mila franchi all'anno. Se uno non ha figli, questa somma è insufficiente per retribuire il lavoro che ci vuole ad accudire un bambino in affido. Se però uno già tre figli, se ne ha un quarto in affido l'operazione è redditizia.

A un certo punto i Rossi hanno cessato l'affido. Tamara quindi è tornata a stare con i suoi genitori, mantenendo comunque un contatto regolare con i Bianchi.

E poi?

In questo periodo, durato due mesi, Tamara era felice. I Bianchi invece soffrivano perché si erano affezionati alla bambina. Era diventata un po' la coccolona della famiglia. La viziavano. E poi i Bianchi perdendo l'affido perdevano anche i 10 mila franchi all'anno.

I Rossi, senza sospettare di nulla, hanno lasciato partire la figlia con i Bianchi per le vacanze di Carnevale. I Bianchi quindi l'hanno portata da un medico nella Svizzera tedesca, che ha riscontrato dei lividi sulla bambina. I Bianchi gli hanno detto che la bambina sosteneva di essere stata picchiata dal padre. Il medico, senza verificare, ha scritto questa frase nel certificato (in tedesco). Nel frattempo i Bianchi avevano allarmato il Servizio medico psicologico. Questo ha scritto all'autorità tutoria raccomandando di togliere la bambina ai Rossi e affidarla ai Bianchi. E l'autorità tutoria ha fatto proprio così. Quindi Tamara dopo le vacanze di Carnevale non è più tornata a casa.

Qualcuno ha verificato chi ha causato i lividi?

No. A parte il medico e i Bianchi mai nessuno li ha visti. La questione dei maltrattamenti è subito passata in secondo piano. La psicologa infatti ha subito scritto un secondo rapporto in cui diceva che i Rossi non sono in grado di allevare la bambina. La privazione della custodia quindi è stata confermata, ma con una motivazione diversa dai maltrattamenti. Ovvero che i genitori non erano idonei a occuparsi della figlia.

E questo è vero?

No. I Rossi sono genitori normalissimi. Sono perfettamente in grado di occuparsi della loro figlia. Se si tolgono i figli a genitori come loro allora bisognerebbe toglierli alla stragrande maggioranza dei ticinesi.

La legge permette di portare via i figli ai genitori solo in casi molto rari, ad esempio se i genitori sono tossicomani, malati di mente o delinquenti.

Succede spesso che lo Stato porta via i figli ai genitori per sbaglio?

Nella maggioranza dei casi lo Stato ha ragione a portare via i figli. Anzi succede spesso che esistono gli estremi per togliere i figli (ad esempio per abusi sessuali), ma le autorità non fanno nulla perché i genitori sono appoggiati dal partito giusto. In Ticino funziona così. L'avvocato dei genitori telefona al consigliere di Stato, agli alti funzionari, esercita pressioni politiche. Così i genitori vengono lasciati in pace anche se commettono gravi violenze sessuali sui figli.

E i funzionari si piegano a queste pressioni?

I funzionari che operano al fronte in questi casi sono frustrati. Per non perdere il loro posto di lavoro cedono di fronte al potere. Poi però si sfogano sui più deboli. Sui poveri, sugli stranieri, su chi non è appoggiato da persone influenti. I funzionari chinano la testa di fronte ai forti e fanno i gradassi con i deboli. Così tra l'altro si creano il lavoro.

In che senso?

Il servizio sociale ticinese ormai è quello che è. L'assistente sociale alla fine dell'anno deve dire: "io ho trattato tot casi". Se i casi sono tanti il suo posto di lavoro è sicuro. Se i casi sono pochi, invece il suo posto rischia di venir sacrificato in un qualche programma di risparmio.

Nel caso di Tamara io avevo raccomandato di organizzare subito il rientro in famiglia. Ma tra i funzionari nessuno aveva interesse a risolvere il caso così rapidamente.

Perché?

Il caso di Tamara dà da mangiare a tanti funzionari. I servizi sociali si comportano un po' come i medici quando esagerano la malattia del paziente, per guadagnare di più. Il medico continua a fare esami, poi ci sono le analisi di laboratorio, la fisioterapia,nuove consultazioni dal medico. Ce n'è per tutti. E glielo dice uno che in questo settore ci lavora da anni.

Quindi si è andati avanti a spendere soldi e a gonfiare sempre di più un caso che si poteva risolvere in cinque minuti. Psicologi, commissioni tutorie, assistenti sociali, giudici, periti,... Un sacco di gente ha guadagnato sul caso di Tamara. Ora i Bianchi sono partiti per la Svizzera tedesca, la ragazza è collocata in un foyer che costa 10 mila franchi al mese.

Secondo me, per nascondere quell'errore commesso nove anni fa lo Stato spende un milione di franchi. Forse di più. E per Tamara non è certo stato bello essere allontanata dai suoi genitori a causa di un errore commesso dalle autorità.

Perché lo Stato non ammette apertamente di aver sbagliato?

Se lo si ammetteva nel giro di poco tempo, tutti avrebbero salvato la faccia. Invece i mesi passavano e nessuno voleva ammettere lo sbaglio. Così i funzionari sono entrati in un circolo vizioso. Prima hanno nascosto l'errore per evitare di ammetterlo. Poi hanno continuato a nasconderlo per evitare di ammettere di averlo nascosto.

Per esempio come?

Quando è stato evaso il ricorso dei genitori, le autorità tutorie hanno cambiato nuovamente la motivazione per cui secondo loro bisognava portare via loro la figlia. Hanno inventato una motivazione di sana pianta per nascondere l'errore.

La perizia indipendente del dottor Marco Frei aveva ritenuto i genitori idonei a svolgere il loro ruolo. E quindi non si poteva più portare via la figlia con quella motivazione.

Allora le autorità hanno detto: per evadere il ricorso abbiamo impiegato un anno; in questo periodo Tamara si è abituata a vivere con i Bianchi e si è staccata dai genitori. Quindi la bambina non può rientrare in famiglia immediatamente, ma solo in modo graduale e solo se i Rossi vanno d'accordo con i Bianchi. Siccome dopo quello che era successo le due famiglie ovviamente non andavano d'accordo, questa è poi diventata la ragione per non restituire la bambina ai genitori.

Il Servizio medico psicologico diceva che Tamara soffriva a causa del conflitto tra i Rossi e i Bianchi. E quindi Tamara è rimasta con i Bianchi, e il diritto di visita dei Rossi è stato ridotto progressivamente a due ore ogni due mesi, sotto sorveglianza. Una cosa assurda.

Il ricorso quindi è servito a poco?

In Ticino i servizi sociali hanno un potere quasi illimitato. Le autorità di ricorso per le loro decisioni si basano sui rapporti dei servizi sociali. Quindi io dico: fate attenzione prima di rivolgervi ai servizi sociali. Può essere pericoloso.

Il problema è che in Ticino manca un ombudsman. Una persona esterna ai servizi sociali che possa fare da arbitro in questi casi.

Lei come curatore avrebbe potuto farlo?

Io per tutelare gli interessi della bambina ho fatto delle critiche ai servizi sociali. Ho scritto che i funzionari hanno fatto gli interessi dei Bianchi e non gli interessi della bambina. Per questo i Bianchi hanno chiesto alle autorità di revocarmi il mandato. E ci sono riusciti.

Ora Tamara è stata collocata in un foyer. Che ne dice?

Se un padre esce di prigione e torna a casa, il bambino capisce perché ora il padre può stare con lui. Nel caso di Tamara invece, non è facile spiegare alla ragazza che ora può tornare a casa sua. Se per 9 anni le hanno raccontato che non può abitare con i genitori perché il padre è un violento e la madre non è in grado di allevarla, la ragazza si chiede: perché ora improvvisamente le cose sono cambiate? Ovviamente la ragazza ha paura di tornare a casa. Il bambino crede alle persone che l'hanno allevato. E non cambia idea così facilmente.

Quando lo scorso agosto i Bianchi sono partiti per la Svizzera tedesca, Tamara era convinta che i suoi genitori fossero persone violente e incapaci di prendersi cura di lei. Queste paure non si possono togliere da un giorno all'altro. Nel foyer possono aiutarla a superarle.

Secondo lei a quale età Tamara avrà il diritto di sapere la verità sul suo passato?

La ragazza ha il diritto di saperla subito. Ha il diritto di sapere che purtroppo nove anni fa il servizio medico psicologico ha commesso uno sbaglio e che le varie istanze hanno cercato di nasconderlo per non mettere a disagio i funzionari.

Si può cominciare a dirle che lo sbaglio non è stato ammesso subito per non causarle uno choc, e perché lei con i Bianchi si è sempre trovata bene. Però bisogna anche dirle: guarda che i tuoi genitori sono persone normali, non sono né violenti né incapaci. Purtroppo è successo questo errore, c'è stato questo conflitto tra le due famiglie, e tu adesso puoi tornare dai tuoi genitori.

I Rossi sette anni fa hanno ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Stanno ancora aspettando la sentenza. Secondo lei come andrà a finire?

I Rossi sono tra i pochi che hanno avuto il coraggio di andare avanti. Molti altri nella loro situazione si sarebbero arresi molto prima.

Se fosse stato chiaro che i funzionari ticinesi si sono comportati correttamente, Strasburgo avrebbe respinto subito il ricorso. Il solo fatto che i giudici non decidono, significa che hanno capito che c'è stato uno sbaglio. Secondo me, tra alcuni anni diranno: ormai Tamara è maggiorenne e quindi chiudiamo l'incarto.

È vergognoso che la corte europea per i diritti dell'uomo possa tenere in sospeso un caso di un bambino per così tanti anni senza decidere. Intanto che il ricorso è fermo, il bambino diventa grande lontano dalla sua famiglia. Per i genitori è come essere in prigione senza che nessuno decida nulla. Anzi è peggio.

Secondo lei i Rossi hanno commesso degli errori?

Si sono fidati troppo dello Stato.

Matteo Cheda




La vacanza di Tamara - 3

La famiglia "Bianchi" (nome cambiato) parte per le vacanze di carnevale 1996 assieme a "Tamara Rossi", una bambina di 4 anni che ha avuto in affido fino a due mesi prima (e con cui ha mantenuto buoni rapporti). La maestra d'asilo riferisce che Tamara è una bambina allegra e spensierata. I signori Bianchi, trovano invece che durante le vacanze Tamara sia «depressa» e la fanno visitare da un medico nella Svizzera tedesca. Questo non constata depressioni, ma un raffreddore, lividi sul braccio «la cui origine non può essere determinata», come pure il segno di una sculacciata sul sedere.

I Bianchi accusano i Rossi di aver maltrattato la bambina e avvertono Gianna S. del Servizio medico psicologico ticinese. La psicologa, senza verificare se l'accusa è vera, chiede alle autorità tutorie del comune di domicilio di portar via Tamara dai suoi genitori e di collocarla a pagamento presso la famiglia Bianchi. La delegazione tutoria segue il consiglio. La bambina quindi non rientra dai genitori dopo le vacanze.

Un anno dopo le accuse vengono smentite dall'autorità di ricorso. Nel frattempo però Tamara si è abituata a vivere con la famiglia Bianchi, i quali per occuparsi della bambina percepiscono dallo Stato circa 10 mila franchi all'anno. Per evitare un rientro brusco, le autorità aumentano gradualmente i diritti di visita nell'ottica di un futuro rientro in famiglia. Tamara passa così qualche giorno a casa dei genitori. Ma interviene nuovamente la psicologa.

Gianna S. sostiene che dopo le visite la bambina soffre per il conflitto di lealtà tra le due famiglie. Consiglia quindi di ridurre i contatti tra genitori e figlia. Le autorità tutorie approvano e diminuiscono le visite. Nasce un duro conflitto che porta le autorità a ridurre ulteriormente i contatti tra la figlia e i genitori.

Quando la mamma di Tamara si rivolge a L'Inchiesta, può vedere la ragazza solo due ore ogni due mesi sotto sorveglianza.

Tamara intanto a poco a poco si stacca dai suoi genitori e si affeziona all'altra famiglia. Lo scorso agosto i Bianchi lasciano il Ticino per motivi professionali. La Commissione tutoria colloca quindi Tamara in un foyer e concede ai genitori una visita ogni due mesi, sotto sorveglianza.



Quella retta versata per sbaglio

«Egregio signor "Bianchi", per il tramite del servizio sociale siamo stati informati che "Tamara Rossi" durante il periodo dal 13.12.1995 al 16.2.1996 ha vissuto presso i genitori naturali. Considerato che per il corrispondente periodo il nostro ufficio vi ha versato le rette d'affido, vi precisiamo che provvederemo a ricuperarle non versandovi le rette dei mesi di ottobre 1997 e novembre 1997».

La lettera è dell'11 settembre 1997 e la firma Beatrice Jolli, segretaria dell'Ufficio assistenza sociale del canton Ticino.

Cosa era successo? Nel dicembre 1995 i Rossi concludono l'affido e riprendono Tamara per tutta la settimana (prima stava dai Bianchi dal lunedì al venerdì e trascorreva il fine settimana dai genitori). Da metà dicembre invece sta coi Bianchi solo al mercoledì pomeriggio (quando i loro figli hanno libero da scuola).

Il servizio sociale non avverte l'ufficio assistenza che l'affido è finito. I Bianchi continuano quindi a ricevere la retta d'affido, anche se non devono più occuparsi di Tamara.

Due mesi dopo, nel febbraio 1996 la delegazione tutoria toglie Tamara ai genitori per "sospetti maltrattamenti" e la colloca presso i Bianchi.

Solo un anno e mezzo più tardi, e su insistenza dei Rossi, il servizio sociale (che segue la bambina) avverte l'ufficio assistenza sociale (che paga). Questo toglie quindi ai Bianchi due mesi di retta.

All'epoca dei fatti il signor Bianchi dirigeva un'azienda pubblica in Ticino con oltre 20 impiegati. Oggi dirige un'azienda pubblica a nord delle Alpi che dà lavoro a più di 100 persone.

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