Nessun oggetto nel carrello <<<<<< Torna indietro		L'Inchiesta 6/2005 | pagina 2 Invalidi discriminati dal Telefono amico Così il 143 scoraggia i volontari ciechi e paraplegici Voleva diventare volontaria del Telefono amico. Ma è stata respinta perché cieca. Un'altra persona non è stata accettata perché paraplegica. «Attualmente l'ubicazione della nostra sede non permette l'accesso a persone con handicap fisici (carrozzella)» conferma Luisa Reggiani, responsabile della formazione del 143. «Anni fa, al momento di affittare i locali non si è pensato al problema delle barriere architettoniche». Per questo motivo chi si muove in carrozzella non può diventare volontario. Anche i ciechi sono discriminati. «Alla fine degli anni novanta mi sono annunciata al Telefono amico come volontaria» dice una lettrice non vedente de L'Inchiesta. La donna si presenta al colloquio con il suo cane guida, ma le domande la lasciano perplessa. Alcuni esempi: - Ma se è cieca come pensa di immaginare l'interlocutore? - Come può ascoltare chi la chiama se il cane la distrae? Lo scorso settembre, la lettrice si rifà viva a una bancarella del Telefono amico a Lugano. «Anche questa volta mi hanno respinto». Secondo Reggiani, il problema principale sarebbe la formazione dei volontari, basata su fogli scritti. «Attualmente non possiamo cambiare una formazione in funzione di un non vedente» spiega Reggiani. «Per il futuro si potranno trovare soluzioni, valutando caso per caso». La lettrice de L'Inchiesta ritiene che il problema sia risolvibile. Dopotutto legge... L'Inchiesta appoggiandola a uno scanner. Potrebbe quindi fare la stessa cosa con i fogli del Telefono amico. «Mi sono sentita discriminata», dice. «Non vogliamo discriminare nessuno» replica Reggiani «ma ci sono difficoltà oggettive». In Ticino, 37 volontari rispondono al numero 143 giorno e notte, 7 giorni su 7. Il finanziamento del Telefono amico è garantito da donazioni e sussidi pubblici. mc